Storia

Santuario Grotta N. S. di Lourdes

La storia di questo complesso ha avuto inizio nel 1947, con un giovane prete, don Giuseppe Viotti nato nel 1917, ordinato sacerdote nel 1941, vicecurato prima a Vinovo e poi a Pozzo Strada, popolosa parrocchia in Torino.

Proprio in questa parrocchia il giovane sacerdote, in piena attività e molto preso dalla pastorale parrocchiale, accusò i primi sintomi del male che lo stava aggredendo: infatti sovente si ritrovava stanco e febbricitante. Il 21 giugno 1947 per ben 2 volte ebbe delle emotisi, ma non ne parlò con nessuno e la sera raggiunse in bicicletta il gruppo dei ragazzi scout della parrocchia accampati sulla collina di Rivoli, ma dovette rientrare in fretta per la spossatezza. La notizia del suo malessere giunse all’Arcivescovo, cardinal Fossati, che lo convinse a sottoporsi ad una visita medica.

La visita venne effettuata il 24 giugno al Mauriziano e la radiografia toracica evidenziò una malattia in corso: “TBC”. Urgente il ricovero.

Il 25 giugno volle ancora andare a far visita ai genitori ad Orbassano e andò in bicicletta perché non c’erano molti mezzi pubblici a quei tempi. Restò in famiglia, spendendo gran parte del tempo a letto per le ripetute emotisi, fino al 2 luglio, quando fu ricoverato all’ospedale S. Luigi, ancora per interessamento dell’Arcivescovo. Gli accertamenti rivelarono una situazione molto grave ed i medici decisero di soprassedere all’operazione per l’estate, eventualità da rivalutarsi a settembre se lui fosse stato ancora in vita, si disperava infatti per la sua salute.

In quei mesi a Torino si stava organizzando, per gli ammalati, il primo pellegrinaggio italiano del dopoguerra a Lourdes, a cura dell’Unitalsi,  ed i parrocchiani di Pozzo Strada insistettero perché anche don Viotti vi partecipasse come ammalato.

I medici dell’ospedale sconsigliarono vivamente questa uscita non programmata e chiesero la firma dei genitori perché se ne accollassero la responsabilità. Vista la debolezza del figlio, il papà non era d’accordo, mentre lo era la mamma, che sperava in un miracolo, visto che la medicina dava ormai poche speranze.

Ecco, dunque, che don Viotti partì per Lourdes. Fu un viaggio faticoso e arrivato a destinazione venne portato in barella attraverso il piazzale dell’Incoronata e alloggiato nell’ospedale-infermeria, camerone S. Giorgio, secondo letto in fondo.

A Lourdes”, dice don Viotti, “con gioia immensa venni trasportato alla grotta con gli altri ammalati. Pregai con fervore, quando toccò il mio turno mi portarono nelle piscine dell’acqua miracolosa e mi calarono. In quel momento pensai che non dovessi autosuggestionarmi, che dovevo fare la volontà di Dio ed essere contento di quel che la Madonna avrebbe voluto, vita o morte, salute o malattia”.

Uscito dalla vasca, si sentì male e venne trasportato immediatamente nella camera dell’ospedale dove fu visitato e si constatò che aveva la febbre molto alta. Fortunatamente il malato si addormentò profondamente. Dormì tutta la notte ed al mattino le infermiere di turno non lo svegliarono per andare con gli altri ammalati alla Grotta per la S. Messa.

Il 31 agosto, mentre tutti erano alla grotta, don Giuseppe si svegliò e si accorse subito che qualcosa era cambiato, non sentiva più la spossatezza e la debolezza dei giorni precedenti tanto che decise di alzarsi dal letto.

Con un po’ di incertezza, decise di rivestirsi e di andare a vedere a piedi, e non più in barella come all’arrivo, la statua dell’Incoronata. Giunto nei pressi del cancelletto dei fiori che attornia il monumento, incontrò un sacerdote salesiano di Torino che lo invitò ad andare con lui per celebrare la S. Messa. Don Viotti inizialmente era titubante, perché erano mesi che non celebrava più per mancanza di forze, ma l’insistenza del salesiano lo convinse e si avviarono all’interno dove celebrarono sull’altare dell’Assunta.

Finita la celebrazione, don Viotti aveva ancora le forze per visitare la Basilica superiore e la Cripta dell’Adorazione ed addirittura si avviò verso la Via Crucis, che percorse in parte.

Ritornato verso l’ospedale, trovò il personale in agitazione perché, non avendolo trovato in camera al rientro, pensarono ad un suo aggravamento e lo stavano cercando nei vari reparti di pronto soccorso. I medici francesi di Lourdes che l’avevano preso in carico erano scettici circa la salute di don Viotti, pensando ad un errore di valutazione dei medici curanti italiani.

Il 1° Settembre, al suo rientro, a Porta Nuova ad attendere il treno c’era la mamma di don Giuseppe, fuori di sé dalla gioia vedendolo arrivare di corsa e non più sulla barella e gli chiese incredula: “Ma sestu propi varì?” (sei proprio guarito?)

Non poteva però ritornare direttamente a casa con i genitori, perché era partito dall’Ospedale S. Luigi e là doveva ritornare. Anche qui i medici che l’avevano accolto ammalato ne restarono sconcertati e rifecero le lastre ai polmoni confrontandole con le precedenti, accorgendosi immediatamente dell’intervento decisamente inspiegabile, perché, a differenza dei precedenti esami, nessuna traccia del male era rimasta della cavità polmonare.

Si ritenne subito che ciò fosse dovuto a un fatto straordinario e miracoloso, ma si decise di non ritornare a Lourdes per la convalida e l’approvazione del miracolo, scegliendo di parlare di guarigione e non di miracolo, per non dare troppa pubblicità al fatto, ringraziando la Santa Vergine nel silenzio del cuore. Con questo desiderio egli decise però di costruire una piccola grotta dove la Madonna potesse essere venerata, amata, imitata e continuasse ad elargire consolazione, soprattutto ai sofferenti nell’anima e nel corpo.

Così don Viotti fu dimesso dall’Ospedale e rimandato in Parrocchia. Passarono alcuni mesi in cui il convalescente don Giuseppe fu ospite al Cottolengo di Lemie fino a quando, nel 1948, il Cardinale Arcivescovo decise di inviarlo parroco a Forno di Coazze.  

Certamente nella scelta della destinazione l’Arcivescovo aveva valutato che la parrocchia della Frazione Forno del comune di Coazze (con all’epoca 520 parrocchiani distribuiti in 11 borgate) era situata ai 1000 metri di altezza ed era quindi un luogo adatto per convalescenti e, quindi, questa località poteva far bene alla salute del sacerdote reduce dalla TBC.

Si era subito dopo la guerra ed i parrocchiani erano ancora scioccati e provati dalle vicende dolorose che si erano susseguite nel paese. Mancava la strada, rotta dall’alluvione, non c’era l’acqua, non il telefono. La differenza era molta dalla parrocchia popolosa di Torino al piccolo centro montano di Forno.

Vista la situazione, don Giuseppe, aiutato dai genitori, decise di aprire le porte della capiente canonica ai bisogni del tempo. A Torino la Piccola Casa della Divina Provvidenza (Cottolengo) non riusciva più a soddisfare tutte le richieste di accoglienza e allora venne proposto a don Giuseppe di accogliere dei bambini, orfani o con famiglie in difficoltà, bisognosi di assistenza sotto tutti gli aspetti.

Il Villaggio del Fanciullo e le Missionarie di Gesù Maestro

Il 16 ottobre 1950 fu una data importante perché la parrocchia di Forno si trasformò in Villaggio del Fanciullo.

Poco alla volta però i vecchi genitori si accorsero che le loro forze non erano sufficiente ad aiutare il sacerdote nell’educazione e nel mantenimento dei piccoli, ma la Provvidenza si presentò alla porta del Villaggio del Fanciullo attraverso alcune giovani e non più giovani donne. Erano ragazze che avevano conosciuto don Viotti giovane viceparroco e poi giovane parroco, due infatti erano di Forno, decisero quindi di affiancarsi ai genitori per formare una grande famiglia.

Nacquero così le Missionarie di Gesù Maestro, chiamate “mamme” per rendere più facile l’approccio con le piccole creature senza famiglia. Nel frattempo, i ragazzi aumentarono e  le comunità si moltiplicarono allestendo una casa a Coazze (17 ottobre 1951), un’altra a Orbassano (1955) ed ancora una a Fornaci di Beinasco (ottobre 1960).

Anche le Mamme missionarie aumentarono ed arrivarono a 9. Ma, gli anni passavano e le mamme invecchiavano, cambiavano i tempi, le leggi e lo stile dei ragazzi accolti, tanto che don Viotti decise di chiudere le comunità di accoglienza dei minori, ritirandosi nella realtà che nel frattempo era cresciuta a Forno.

Volendo realizzare il suo più grande desiderio, don Giuseppe Viotti decise di costruire una copia della Grotta di Massabielles dove apparve la Madonna alla piccola Bernardetta, proprio nel territorio parrocchiale di Forno.

Le principali date della costruzione del Santuario e della Casa di Spiritualità

  • 1º novembre 1950 – Inizio opere di riconoscenza alla Madonna con la posa della statua dell’Immacolata sul piloncino della collinetta dove ora sorge la Grotta.
  • 13 luglio 1953 – Inizio lavori di sbancamento per la formazione della Grotta e Piazzale.
  • 15 agosto 1961 – Inaugurazione Grotta con il card. Fossati.
  • Settembre 1962 – Inaugurazione statua di Bernardetta.
  • Maggio 1963 – Inaugurazione simboli di Lourdes sul capitello che era stato prima della statua dell’Immacolata.
  • Agosto 1964 – Inaugurazione della Cripta con le statue dell’Annunciazione.
  • Luglio 1965 – Inaugurazione ponte sul Sangone.
  • Maggio 1966 – Realizzazione degli strumenti della Passione situati oltre il fiume.
  • Giugno 1966 – Collocazione della statua dell’Incoronata all’ingresso superiore.
  • Settembre 1967 – Inaugurazione della Via Crucis sul monte.
  • Aprile 1968 – Inizio della Casa di Spiritualità.
  • Luglio 1969 – Consacrazione della Chiesa Superiore chiamata Basilica.
  • Settembre 1971 – Inaugurazione statua dell’Ascensione sul Monte della Via Crucis.
  • Luglio 1972 – Consacrazione solenne dell’altare della Grotta.
  • 1973 – Realizzazione delle ambientazioni della terra santa nelle Baite di Pra Blin oltre il fiume. Realizzazione delle mostre delle apparizioni.
  • Giugno 1979 – Inaugurazione della prima parte della Casa di Spiritualità, aperta per pellegrinaggi, ritiri ed esercizi spirituali.
  • 1984 – Inaugurazione nel giardino del gruppo marmoreo raffigurante Santa Teresa di Lisieux, patrona delle Mamme.
  • 1986 – Inaugurazione del Cervo con la cascata d’acqua, presente il card. Ballestrero.
  • 1988 – Realizzazione della Scala Santa posizionata all’inizio della Via Crucis del Monte, con la statua bronzea dell’Ecce Homo, presente mons. Saldarini, Arcivescovo di Torino.
  • 1990 – Realizzazione della Via Crucis per gli ammalati e anziani in basso.
  • Giugno 1991 – Apertura della seconda parte della Casa di Spiritualità con la Cappella Gesù maestro.